lunedì 23 aprile 2012

Il Piacere

A lungo barbosi filosofi, saltimbanchi del sapere, lucertole del cervello, si sono lambiccati sulle definizioni astruse dei termini base della vita umana.
Neuroni sprecati per la definizione di bellezza (alla quale anche io ho ceduto gran parte delle mie cellule cerebrali, per giungere ad una conclusione sbagliata), di giusto, di gusto, di arnia, di leale, di giallo e blu.
Ma sono davvero neuroni gettati al vento, o è insito nella nostra fragile natura carnale riflettere su questi "grandi misteri" soggettivi?
<<Chissenefrega>>, risponde l'uomo con la birra in mano; <<Let's go!>> i punk della filosofia, nelle loro tuniche di seta e pensieri.
Ad ogni modo, poiché al momento non ho né una birra né una cresta, la mia risposta è: <<Non ho niente da fare ed è un po' di tempo che non lascio andare la mia mente a briglia sciolta: riflettiamo su qualcosa di profondo>>. E poiché in testa ho un enorme barattolo di nocciolosa Nutella, non posso fare a meno di riflettere sul Piacere.
Ma non con pensieri razionali e distinti, in giacca e cravatta

Il Piacere è innanzitutto puro, liscio, limpido, proprio come la Nutella senza briciole dentro. E' i panni bagnati, che profumano di detersivo, la brezza fresca e frizzante di una mattina primaverile, le farfalle che poggiano lussuriose su fiori grandi e di colori densi.
Il Piacere non ha un tempo, perciò non può essere atteso. (Magari questa la spiego meglio: uno può aspettarsi il Piacere, essere certo della sua venuta, ma sarà sempre un Piacere diverso da quello pregustato.)
Il Piacere non ha un ordine: può essere sparso come le lasagne in un piatto, fumanti, maciullate dalla forchetta; può essere la tavola apparecchiata di tutto punto, ma se il bicchiere è vuoto lo si attende invano.
Il Piacere non è mai scontato: una battuta salace, accompagnata da risate gustose e inarrestabili, sarà sempre più piacevole di una barzelletta precotta e stantia.

Poesia sublime,
che si innesta tra gli occhi;
scambio di colori,
tavolozza trascendente.
Poesia ineffabile,
ricerca di una vita.

Questo può far ben pensare a quanto il Piacere sia soggettivo: se noi fossimo un dipinto, ognuno sarebbe del colore che vuole.
Il Piacere essendo soggettivo, è spontaneo, come il flusso di coscienza, la poesia, lo scrivere, l'innamorarsi, l'illuminarsi d'immenso.
Il Piacere sta anche nelle piccole parole. Ognuno ha una predisposizione verso alcune sequenze di suoni, sequenze che innestano un processo di piacere.
A me ad esempio piacciono: lemma, bottone, pinco-panco, panno, pantofola, sciacquio, lavello, bidoncino, pasticcio, Lapponia, lampone, ruvido e nasello. Per non parlare di lampreda, bubbole e fuffolosa (esatto, la coda del Formichiere!).
E che nessuno mi etichetti come strano! O meglio, chiunque è libero di farlo, ammettendo però che anch'egli ha delle "parole del piacere" (definizione data ora, favola del ponte, ma perché?); saranno pappa reale, trota, renna, lucertola o dragomarino, ma il risultato sarà uguale.

Ognuno dunque vive il Piacere soggettivamente, ma i meccanismi che lo innestano possono essere decodificati, scartati come la carta di una merendina, lavoro noioso, borioso ed ingrato; di certo non sarò io a farlo, anche perché, nella testa, mi ripeto continuamente "bottone", e sorrido.