martedì 28 agosto 2012

Sano Delirio, in Fantasy-Prog

Mi piace scrivere di gialli deliri, vediamo se con maghi, streghe e destrorsi me la cavo bene. Si dia inizio alle danze.

SANO DELIRIO, IN FANTASY-PROG

Il Grande Saggio della Torre dei Cervelli Sconclusionati si prese una pausa dalla terribile visione che si incrociava nella sua mente.
Le immagini si scontravano come cavalieri di cenci al suono della ghironda, e la sua mente, per quanto abituata a sforzi sovrumani, aveva bisogno di riposo.

Matrimoni di ragni, che giorni di sangue ci aspettano! Erranti contadini coltivano tutto ciò che passa sotto i loro puntuti rastrelli. Le nuove cavallette invadono i castelli, trasformando il mondo in un unico campo di grano.
Sentieri sporchi, dove bimbi dai piedi sporchi conducono papere al guinzaglio, verso la luce, il simbolo dell'Eterna Fine.
Sandali di cotto avanzano su nobili pavimenti, mentre fuori dalle dorate mura di Fantalon avanzano le armate degli straccioni, cenci che avanzano per un tozzo di fame.
La Rivolta! La Rivolta!

Il Grande Saggio squadra la finestra rotonda. La geometria lo aiuta, quando deve dare cattive notizie.
<<Popolo di Nimafol! Auditemi, popoli delle Terre Verdi! Ascoltate le parole di un vecchio visionario! Sapete che ho ragione! Sapete che il Vero scorre nelle mie vene!>>
Tutto i passanti si voltarono verso la Torre.
Scoiattoli, papere, unicorni, orchi e furetti: ben presto per le fangose strade del Borgo si sparse come un'onda di olio crudo l'annuncio del Grande Saggio.
L'orologio squillava le quattro, mentre i campi si addobbavano a festa, per celebrare la Giornata dei Quattro Venti.
Il popolo è ignaro.
Ignaro delle stelle, dei carretti e del perché i muli sono così testardi.
Ignaro delle stalle, del castello e di come si faccia veramente un letto (senza fargli male, si intende, non col solito barbaro metodo!).

<<Tempi bui avanzano, portando con sé tutto ciò che c'è di male nelle Terre dell'Eterna Luce, dove Vita e Morte smettono di essere concetti e diventano frutti. Tali frutti avanzano striscianti nelle nostre case, mentre ascoltiamo jazz! Di esso si nutre la Luce, il Male!>>
Piccoli scoiattoli abbracciavano le loro madri, una mezza via tra capibara e tucani, colorate vestigia del popolo sotterraneo, curiosa discendenza dei creatori del Tempo.
<<Pappagalli e rinoceronti abitano nelle nostre case! Vogliamo forse che diventino daini e cacatua? Sforziamoci di difendere le nostre terre dall'Invasore, che avanza protetto dalla Luce begli Occhi!>>

Le difese di Nimafol erano basate su sei mura a forma di pianoforte: in caso di assedio delle mura, i tasti crollavano a terra lasciando agonizzanti moribondo e nemici falciati.
Sopra a tali mura gli scoiattoli, veloci per potersi spostare di tasto in tasto.
La Difesa Interna, che proteggeva la Torre dei Cervelli Sconclusionati, era fatta di intricati rovi e sacchi d'acqua: nel caso qualcuno avesse incendiato la siepe, l'acqua avrebbe bloccato il fuoco.
Il Grande Saggio avanzava con passo felpato sulle mura esterne, indicando l'alba che si alzava all'orizzonte.

Un nuovo giorno cominciava. E affrontarlo, come era stato dall'inizio dei tempi, sarebbe stata dura.





Il bello di questi racconti è che partono accompagnati e finiscono da soli, come bambini che imparano ad andare in bici senza rotelle.
Quanto amo l'Assurdo, mio figlio e mio padre!

lunedì 27 agosto 2012

Parlo di Fratelli


La Crociata dell'Assurdo contro le mura della Convenzione l'ho sempre vista come un povero Don Chisciotte (io) che si scaglia contro i mulini a vento (la matematica, le scienze naturali, le papere e le formiche; forse le api).
Non pensavo di trovare qualcuno disposto a darmi una mano, o una zampa, un altro seguace del Formichiere, qualcuno che prestasse la sua sapienza Assurda per sconfiggere il nemico, mondano e ripetitivo.

Sono stato trovato, svenuto e privo di sensi: l'ispirazione letteraria non mancava, mancava qualcosa di più importante, la Sensazione letteraria, parzialmente recuperata con il racconto Giallo-Noir dell'altro giorno.
Mi mancava quel fuoco sacro e peloso che mi fece parlare di Formichiere, colibrì, ponti parlanti, sfilate di cavalieri, sogni, inservienti e serie tv. Quello stimolo che mi fa ancora pensare a fenicotteri gialli e a che belle foto che verrebbero se tutti i procioni si togliessero la maschera (per una buona volta).
Sono stato trovato dai ragazzi de "L'Assurdo" (http://lassurdoblog.blogspot.it/), mentre deliravo su giganti e ciambelle.
E la Sensazione letteraria è tornata, di getto, come quei bei fiumi in piena di cui parlavo nei primi mesi per descrivere la mia mente, sommersa dalle idee del Sacro Anteater.

Questi ragazzi si occupano di tutti i sogni che da solo non ho mai sperato di sbandierare: coinvolgere nell'Assurdo musica, poesia, letteratura, arti figurative e quant'altro.
Una vera e propria Utopia Assurda (nella speranza, visto che è Assurda, che si realizzi).
Si occupano di perle di saggezza, di critica alla società, di ornitorinchi, di storie d'amore, di racconti che fanno riflettere, di poesie fatte solo per essere musicalmente accompagnate nel loro decorso.
Di australopitechi, di politica, di motoseghe, di autobus e del  "Dio Cavallo, l'unico Dio che è Uno E Quino".

Sentirete ancora parlare di loro, da me, e, se seguite il mio consiglio, dal vostro PC, inserendoli nei vostri vari Google Reader.
A loro vanno i miei più sinceri complimenti.
E il mio ringraziamento: che la vostra missione trionfi, come il pappagallo colorato che sfugge dal nero serpente della Convenzione.

venerdì 24 agosto 2012

Sano Delirio, in Giallo-Noir

Mi manca un po' il vecchio Assurdo, quello dove al mattino mi alzavo e sparavo una caterva di cagate su un Blog che è nato per mio divertimento. Insomma, quando ancora le statistiche erano basse.
Oggi ci ho dato un'occhiata, e ho porca vacca! Più di 1100 visualizzazioni! Per circa articoli! Il che facendo due calcoli veloci porta a 30 visualizzazioni per articolo. Cavolo.
Sono commosso.
Ma al di là di quello, per tornare all'inizio del mio contorto discorso, questo Blog è nato per me. Per farmi sfogare, per liberare la mia mente da quei colorati fantasmi che la assediano continuamente.
Se mi leggete, vuol dire che vi piace, se non vi piace, non leggetemi. Vi voglio tanto bene lo stesso. Perché ora, come nove mesi fa, voglio divertirmi, e se vi divertite anche voi, tanto meglio.

SANO DELIRIO, IN GIALLO-NOIR

Birra. Cruda che cade sulla mia testa calda, mentre attendo che quel maledetto procione bussi alla finestra. O alla portiera, non so mai da che parte si avvicini. 
E speriamo che si sia ricordato la parola d'ordine.
<<Carretto, ricordatelo>>
Spero non siano state parola al vento.
Bussa dal pavimento.
<<Parola d'ordine>> gli faccio pigramente, mentre spengo il phon.
<<Carretto, ricordatelo>> risponde lui. Dal suono della voce sembra stia mangiando una ciambella. Ora mi sente.
Entra che ha già deglutito.
<<Mangi sempre in servizio, Richard. Ti ricordo che più di un procione è stato scacciato dai Vigili del Fumo per questo motivo.>>
Lui mi guarda con i suoi occhietti mascherati, nega debolmente. Mi ha sempre visto come un maestro, solo perché la prima volta che ci siamo visti indossavo una lavagna. Un bel vestito gessato, di colore verde: me lo aveva regalato un Quadrato, compromesso in un traffico di lampadine importate di contrabbando a Venezia. Tutti sapete che a Venezia le lampadine sono state vietate dal Doge (che mi immagino come un uccellaccio pieno di soldi, sporco come un gatto e leccapiedi come un piccione. Maledetto Doge) per evitare altre morti di gente che avvitava lampadine sott'acqua.

Quella sera la stessa cosa. I ranocchi avevano comprato un carico di prolunghe per tenere sotto scacco la città della Laguna, ma questo aveva fatto scattare le attenzioni della gang dei giganti, mai contenti della loro situazione.
Come fa un gigante ad agire nell'ombra? Frustrante.
I giganti avevano dunque corrotto alcuni scaricatori di porto, che per guadagnare sulla lista spese avevano a loro volta corrotto delle gazze ladre.

Appoggio il gomito fuori dal finestrino. Le trombe della cattedrale squillano roche nella sera, suonando un sacro jazz di benvenuto. Il porto ci sputa addosso. Peccato che abbia appena fatto lavare la macchina.
<<Allora Richard, lo sai qual è il nostro compito stasera?>>
<<Allora. Il traffico di diamanti che copre le prolunghe sta per essere scoperto dalle gazze ladre assunte dai giganti, e le ranocchie sono davvero nei guai. Dunque arrestiamo quei due rospi laggiù, eliminiamo le prolunghe. Poi aspettiamo le gazze, tiriamo fuori una confessione, e arrestiamo le pedine grosse.>>
Lo guardo. Troppo giovane per capire, troppo giovane per fingere.
<<Sei in arresto, Rick>>
Non resiste neanche, nemmeno una lacrima gli scorre sul pelo.
<<Come hai fatto a beccarmi?>>
<<Lo sanno tutti che le ciambelle le mangiano i giganti. Devi imparare a masticare meglio, Rick.>>

Quanto mi sono divertito a scriverlo. Liscio come la plastica dei giochi per bambini.
Ah, per il migliaio di visualizzazioni. Grazie

giovedì 23 agosto 2012

Il Dio del Nulla - Opera Multidimensionale in sette movimenti

Piccola introduzione: sono rimasto talmente affascinato dal racconto fantascientifico-matematico di Abbott da sentirmi dentro il sacro fuoco dell'Ispirazione, divina Ape Regina che tutti cerchiamo nel bosco quando spesso è nel prato a riposare.
Ebbene, non me la faccio scappare.

A Edwin Abbott


IL DIO DEL NULLA

MOVIMENTO PRIMO o del Punto

Buio.
Incredibile buio, spalmato tutto intorno all'Universo.
E l'Universo finisce dove io finisco. Io. IO.
Ave a Me! Potenza dell'Universo, Io, l'Universo in Se Stesso!
Io esisto, solitario membro di Me Stesso, Essere Unico, Perfetto, iniziato e concluso in Me.
Non ho nulla da osservare: quello che è fuori, il Nulla, dicotomia necessaria, non mi interessa. 
La Riflessione di Me, unica arte, unica bellezza, unica religione. Unica passione, unico amore.
Ammiro Me, e in Me mi ammiro.
Solitario come pregio, Solitario come necessità.
Io penso a tutto, e tutto è il mio pensiero.


Commento: Il Punto comprende solo se stesso, la sua finitezza, e tutto ciò che interviene dall'esterno egli lo vede come una parte del proprio pensiero. E' molto difficile descrivere il punto di vista del punto: provate ad immaginare di essere un Universo, e avere sotto controllo ogni particolare del Tutto (che siete voi), senza alcuna nozione di pluralità.

MOVIMENTO SECONDO o della Linea

Infiniti siamo, Infiniti ci distendiamo!
Tagliamo il Nulla portando la Perfezione della Retta, dell'Infinita disposizione di punti: senza la Retta non siamo niente, e senza di noi Nulla è la Retta.
Il Punto è superato, l'avvento del plurale ci porta a contemplarci e a contemplare, ad ammirarci, a stringerci, ad Amare.
Il Punto è superato: solo, non conosceva l'Amore, nostra invenzione, nostra vita. 
Che il nostro canto riecheggi nei secoli e nel Nulla, a manifestare la creazione della Legge Universale, la Bellezza dell'Amore.

Cantiamo della nuova era, della bellezza del Canto, della conoscenza, non del tutto, ma di un altro individuo: dell'Amicizia, dell'Emozione.
Cantiamo la Conoscenza dell'Amore.

Come può chiunque altro aspirare a noi? Noi che abbiamo inventato l'Amore, l'unione tra due individui, il canto della passione?
L'Amore è la perfezione, e noi abbiamo inventato entrambi.


Commento: La Linea, in quanto insieme di Punti, arriva finalmente alla pluralità, e con la pluralità, conosce l'Amore.

MOVIMENTO TERZO o del Triangolo Equilatero

Ammirate la mia Perfezione!
Dal brodo primordiale del Piano, dove le figure geometriche sguazzano, Irregolari, crogiolandosi nella loro imperfezione.
Tre lati uguali.
Geometria, apriti come un libro davanti alla mia voglia di Sapere!
E' il Conoscere il vero spirito, l'avanzare della società: evolversi verso una bellezza dovuta dalla conoscenza assoluta.
Razionalità, Razionalità!
Le emozioni sono per le donne, deboli spilli assolutamente irregolari, indegne del processo evolutivo di tale nobile Geometria.
Nella speranza che mio figlio sia un quadrato...


Commento: Il Triangolo Equilatero rappresenta l'inizio di una società dove la Ragione sorpassa l'Emozione, e la Geometria soppianta l'Amore.

MOVIMENTO QUARTO  o del Circolo

Infiniti lati, infinita Bellezza!
Sovrano della Geometria, mi elevo al di sopra dei miei padri, giudicando la sorte degli Irregolari e degli Isosceli.
Fine di una catena evolutiva perfetta, padre di una prole destinata alla grandezza: Flatlandia intera si piega davanti alla nostra casta.
Signori della Matematica e delle Scienze Minori, cima di un triangolo sociale.
Flatlandia con noi si pone al di sopra della Retta e del Punto, elevandosi in ogni direzione dell'Universo.


Commento: A Flatlandia il Cerchio è in cima alla società, e dunque, nella concezione bidimensionale, il punto più elevato dell'Universo.

MOVIMENTO QUINTO o dei Solidi

Cubo
Prendete un quadrato di lato l e spostatelo verso l'alto (ma non verso Nord): lato alla terza.
Io, il Cubo, mi elevo su Flatlandia, tridimensionale; tutto ciò che compone il misero Universo delle due dimensioni non è che un enorme libro in cui io sono il narratore onnisciente.
La Terza Dimensione sorge, elevandosi davvero verso il concetto di Cielo.
Siamo Alti.

Sfera
Come i Cerchi comandano a Flatlandia, a Spacelandia comando io. 
Dio dell'Universo, forma finalmente perfetta, degno Conoscitore di tutto ciò che si sviluppa intorno a noi.
La mia missione: illuminare la mente svogliata e povera del Flatlandesi, troppo impegnati nel Piatto per pensare al Profondo.
Il nuovo Vangelo parla di Sfera, levigata perfezione Geometrica.
Io sono la Reale conclusione a tutto, la Matematica si ferma con me.

Commento: Il percorso geometrico si conclude così. La Sfera in cima alla piramide evolutiva, talmente cieca da non pensare a nulla oltre di lei.

MOVIMENTO SESTO o del Formichiere

Stolti esseri, e stolta maggiormente tu, dannata Sfera!
Giungo dall'Assurdo, la Regione delle Dimensioni Infinite!
Credi nella perfezione Matematica, figlia della più bieca Convenzione! Credi nella tua bellezza quando non hai mai visto la lucentezza del meno colorato dei Tucani!
Elogio il multicolore e il multidimensionale: anniento la tua freddezza razionale immaginando pesci lunghi come spilli che sguazzano in mari dalla densità multiforme; immagino lancieri che assaltano mura di gesso con secchielli e palette, per poi scoprire che le mura vivono solo nelle loro esili menti.
Immagino un mondo talmente ricco di forme e colori che le sfere vengono usate per essere prese a pinghelle in spiaggia o peggio, a calci, da bambini.
Immagino una bellezza con più sfaccettature di quanti peli abbia la mia coda: immagino peluche senza denti che mi baciano mentre cercano di mordermi, paesi senza guerra dove le maggiori preoccupazioni derivano delle posture di un armadillo gigante.
Immagino il TUTTO, sregolato, senza vincoli, e finalmente senza confini.



mercoledì 22 agosto 2012

Consigli per la lettura: Flatlandia (Edwin Abbott Abbott)

Nella mia solitaria peregrinazioni per le gravide corsie della libreria, luogo di ambiguità (mi attrae sempre e vorrei non uscirne mai, ma vorrei uscirne per andarmene a leggere sul divano) vengo attratto da un libro verde sbiadito, come quello del vetro chiaro rimasto troppo a levigarsi al sole.
Lo prendo in mano, lo studio: se era vicino a Sua Maestà la Guida Galattica per autostoppisti doveva esserci un valido motivo, oppure il gentile proprietario della libreria avrebbe assistito ad una scenata degna di un calabrone.

Flatlandia recita il titolo: edizione economica, un disegno in bianco e nero abbastanza assurdo per i miei gusti (rettili di carta, congelati su una scrivania di stampe e riquadri artistici) e un titolo che vale la pena di approfondire.



Bello, la copertina verde mi è sempre piaciuta. Attratto da ciò che il libro promette mi avvio a casa, prendo i soldi e me lo compro.

Racconto fantastico a più dimensioni.
Uno si immagina scimmie a forma di tetraedri che si livellano ad un teoretico foglio bianco, rendendosi a due dimensioni: altro modo per dire che mi aspettavo un libro superficiale (e l'aggettivo non ha nulla a che vedere con la bidimensionalità dell'opera).

Dalla prima pagina dell'introduzione comprendo che le mie lambiccose ipotesi, prime ipotesi, erano sbagliate come al solito.
Un abate si è dato da fare su un trattato di fantascienza matematica, e non ieri, ma agli inizi del secolo scorso.
Si parte!

Un mondo a due dimensioni: immaginate di non conoscere assolutamente la dimensione che dona altezza agli oggetti. Il tutto accompagnato da un trattato di sociologia assurda talmente affascinante da farmi pensare che anche questo abate abbia avuto a che fare con il Formichiere.
Ogni regola, piatta convenzione sociale viene esposta dalla fervida immaginazione dello scrittore: la passione del lettore viene aumentata da particolari, caramelle per la mente deliziata dall'estasi della quadratura del cerchio.
E il passo in cui un quadrato riesce a comprendere il cubo, non avendo assolutamente idea della terza dimensione, geniale!
Dio per questo quadrato è una sfera, tanto perfetta quanto incomprensibile.

Con la stessa brillantezza l'autore ci accompagna a Linelandia, il regno delle linee, ad una dimensione sola!
E Pointlandia, il Reame del Punto, solitario essere che non comprende nemmeno il significato del due, tanto che quando il quadrato gli rivolge la parola, egli crede che sia il suo stesso pensiero a manifestarsi.

Un libro fantastico, che apre gli occhi a noi poveri tridimensionali sul regno del lato alla quarta, la quarta dimensione, e dopo la quarta, la quinta.
Infinite dimensioni stanno sopra alla nostra.
Ed ogni dimensione, credendosi completa, non fa nulla, o quasi, per avviarsi verso il gradino successivo.

mercoledì 8 agosto 2012

Diario di Viaggio

Torniamo per un attimo a quello che mi piace fare davvero, quello che nella maggior parte del mondo conosciuto viene definito come brain storming.
Con questo non voglio ricominciare le solite pippe su cosa sia davvero la Letteratura dell'Assurdo o cose del genere: semplicemente raccontare a modo mio la mia vacanza.
Ogni paese in cui sono stato mi ha trasmesso a lot of feelings, e il modo migliore per raccoglierle è, come sempre, spargerle sul bianco foglio della Scrittura.

SVIZZERA
Neutralità appagata, ma fine a se stessa, si fonde con le mucche color cioccolato che sostano nelle valli, mentre le verdi montagne incoronano un paese senza infamia e senza lode.
Il fastidio che mi punge un lato dell'orecchio è dovuto alla, come dire, banchezza del posto: il tutto è ricco, verdeggiante, ma quel ricco che puzza di finto, di pitturato. Perfino l'aria pura sembra appestata dalla plastica: è come se lo sfondo fosse di carta da parati.

STRASBURGO
Di scorza tedesca, di pasta francese. Un orgoglio nazionale che cambia dalla mattina alla sera, la città franco-tedesca per eccellenza (in fondo della Lorena non si sa niente), la capitale dell'Alsazia è come una birra scura, che si mescola nel blend tra fruttato e alcolico. Una città giovane, ma noiosa: alle nove, tutti a letto.

BRUGES
Per arrivarci bisogna attraversare il verde Belgio, verde davvero (non come la Svizzera, figlia di televendite annacquate), con mucche vere e veri contadini. Colline sterminate accarezzano il saliscendi di ogni autostrada, di ogni altra collina: non c'è posto per il piano, e le pale eoliche sorridono al viandante assetato.
La sete sparisce a Bruges, la cittadina modello per un film scritto da una casalinga: vialetti puliti, lindi, cioccolata e birra, a fiumi.
I bar sono fiumi, e il fiume è un grande bar: l'odore di minestrone sale dalle birrerie, mentre il gelido della schiuma ti accarezza il naso, sopraffino accompagnamento per l'afa della giornata.
Bruges è una blonde ale, dalla schiuma dorata e dalla beva facile: fruttata e fresca, è sempre un piacere.

OMAHA BEACH
Spari, tombe e silenzio.
Omaha riposa tra le fronde degli alberi,
bianca nella sua verginea linea di fuoco.
La gioventù alleata latra dalla terra,
indimenticata prole 
per un'Europa dissanguata.
Svetta, rumorosa, 
la bandiera
e la tromba suona un'innaturale silenzio.



PARIGI

Primo movimento: fumo acre, strade che caotiche si annodano in mostri eruttanti, il traffico ti incalza come una lepre. La quiete, lontana, si avvia verso il letto, e il sonno.

Secondo movimento (o dei Musei): odore d'olio, pittore scomparso, matto con il pennello. Quadri di valore, un valore sudato con la morte. Lo scricchiolare del legno, come mille scarafaggi sotto il tacco della mia scarpa di cuoio (non so perché, ma è un particolare importante).

Terzo movimento (o del Monumento): alto ti ergi, granitico Napoleone. Di te rimane la sabbia, il tacco delle scarpe, e la gloria di un Impero che ti aspetta ancora, come una mamma, nella dolce casa dell'infanzia.
Mai Parigi assisterà a tale splendore, mai il nome di Impero verrà urlato nelle strada, come in quei giorni di sudate vittorie e imperituri trionfi.

Quarto movimento (o del Colore): di Parigi mi ricorderò la varietà dei colori, la bellezza del policromatico. Ecco l'elenco dei colori che mai potrò scordare: bistecca, piatto, sabbia, rame, cannoni, statue, ferro e torri, dipinto (ebbene sì, nell'Assurdo, il multicolore è un colore composto), museo, coda alla cassa, supermercato, clochard, rosso postale, manufatto. E poi ribes, orango, leopardo e fucile, gendarme e caffè, Perrier e Pelforth, birra scura e liquore denso.