martedì 19 febbraio 2013

Universi Paralleli

In un Universo parallelo le finestre sono rotonde e le palle sono quadrate.

Sono sempre stato affascinato dalla teoria degli Universi paralleli. Immaginate. No, non illudetevi, non potete.
Prerogativa del convenzionale essere umano è la finitezza: impossibilitato alla sola immaginazione di un infinito reale, davvero illimitato.

In un Universo parallelo, l'uomo è immortale, ma le leggende non esistono.

Esiste un Universo parallelo per ogni cosa, per ogni sghiribizzo che la vostra mente si pone per gioco o per davvero.
Mi ricordo di una gita in torrente, con sani e cari amici e qualche birra, a parlare di Universi possibili.
Pescavamo trote con le camole (vermi grassi e succulenti, per voi lettori pesci).
"Se la teoria degli Universi paralleli è vera, esiste un Universo dove le trote pescano le camole usando gli uomini come esche."
"Se la teoria degli Universi paralleli è vera, esiste un Universo dove le camole pescano le camole usando gli uomini come camole."
"Se la teoria degli Universi paralleli è vera, esiste una camola dove l'Universo gli uomini usando le trote come esche."

In un Universo parallelo, il gioco è una punizione e la letteratura un errore.

Foreste incontaminate governate da Formiche, eterne guerre di religione tra Formichieri e Orittepori, ammansiti da cornetti alla crema e pantaloni a zampa di elefante.
Guardiamo il cielo, immaginando astronavi cariche di pus abbordare mercantili di pietre preziose, con carichi strabordanti di amarene e lattuga.
Lavatrici fasciste che assaltano carri di rose nel deserto di una luna sconosciuta.
Armadilli beoni incapaci di alzare il gomito.
Senzatetto economici venduti alle città vicine per renderle più vissute, anticamere di alberghi con cuccette di vimini e frottole.
Tegami di pasta che volano e sterminano acari ingigantiti da una razza di albini mammiferi sferoidali.

"Apra il fuoco sulla città, CaporalSignore"
"Ma ancora non abbiamo messo l'acqua, RapaceInteditore".
Dialoghi che si perdono tra stelle di nobili natali.
Pianeti razzisti che si arrogano diritti di discriminazione tra loro; piantagioni di caucciù che lavorano, schiave, nelle terre degli uomini.

Gli amici sono quelli che ti dicono quando si deve smettere e quando iniziare. Ma nell'Universo X312L22M36 (che sta su una chiocciola appoggiata a un muro di pietra presso Domodossola), gli amici sono quelli che ti scoprono la schiena per disegnare mappe stellari.

L'Universo "Bambolero" n°125 (si trova sulla scia di una stella cometa, vista solo da due innamorati che stanno per suicidarsi gettandosi dalle scogliere di Moher) è imperioso e balbuziente, con frequenti terremoti.

L'Universo KKKKK54789645 (che sta sulla targa di un pullman in Messico) è invece privo di tempo. O meglio, esso scorre talmente piano da essere di velocità trascurabile. Noia e alcol, prevalentemente. Gli abitanti di tale Universo passano la maggior parte delle loro vite annoiandosi, bevendo, e chiedendosi se bevono per la noia o si annoiano perché bevono.

Giusto mentre ho scritto questo articolo, infiniti Universi sono stati distrutti brutalmente con lanci di coriandoli e briciole di pane.

In un Universo parallelo, non esistono Universi paralleli.

martedì 5 febbraio 2013

Apocalisse e marzapane

Preludio
Mi trovo al pub, una serata goliarda e piena di risate, risate da birra, risate da compagnia. Una di quelle serate che ti fanno dormire con il sorriso sulle labbra, stanco nel corpo, riposato nella mente.
Qualcuno butta lì una parola, sola e nuda: Apocalisse!
Mente mia, fatti capanna. (Grazie Davide)

Piovoli di marzapane cadono rimbombando da un cielo di fiamme e pan di stelle, ridendo con la ghigna di chi sa quel che sarà.
Corro tra macerie e briciole, tra schegge trucioli di civiltà; mi accorgo della solitudine della massa, insensibilizzando la mia capacità di coesione inconscia.

"Lasciatemi stare, marmocchi mentali! Lasciatemi correre, convenzioni sociali! Il mio lamento si erge, ché nel correre per la fine, solo voglio rimanere, coi miei pensieri e una fetta di pane imburrato. L'ultima e dunque la più piacevole (forse?)."
Aggiro il mio sguardo affamato, il grembiule sporco delle briciole della vita che mi appassisce intorno.
"Santi numi, creme di inferni primordiali!"
I quattro motociclisti dell'Apocalisse rombano insozzando l'aria di catene e luride parole.
La loro prole sono i sassi, che per anni hanno osservato impietosi la razza umana, pur consci della sua fine.

"Non c'è scampo"
Il pensiero mi martella come un picchio, sulla gamba destra, dove la sciatica mi ha dato la facoltà di prevedere i cambiamenti climatici.
"Non c'è scampo"

Il mio cervello cerca di scappare. Si illude, pensando alle belle cose che amava ponderare.
Rose e princivalli. Cicisbei e aragoste. Che bello correre nudi nel traffico di una domenica di sole, ignari dei vigili e dei bambini. Cameriere, una birra e un paio di mutande, por favor!
Ammiriamo la lezione del sabato. La campanella è più sexy di una Ferrari in autostrada. 

Cianciamo come passeri nella nebbia della valle, ricorrendo delfini di Nutella e creme di pavoni. Eh eh eh oh oh oh!
Rimbalzo palleggiandomi di fiore in fiore, bombo di pensieri e felicità di spore! Eh eh eh oh oh oh!
Qual desio di Roncisvalle, cavalier delle mie pal...Oh, un Formichiere!
"Non c'è scampo"
La gamba e il dolore tirano una secchiata di acqua fredda al mio impomato cervello.
Riprendo a correre.
"Non c'è scampo"

Quand'ecco una torta al marzapane.
Appoggiata sull'unico balcone intanto del pianta probabilmente. Salamecchi e salamandre.
Mi avvicino con fare sospettoso, pangolino in cerca di cibo.
Non comprendo.
Non colgo.
"Io mi chiedo, cosa, e dico, cosa ci faccia una torta al marzapane su di un davanzale non devastato dall'iniquità latente della fine della Terra. E' oltremodo strano."
Dall'interno dell'abitazione sento un ciabattare nervoso, concitato, come un pacchetto di sigarette.
Terrorizzato, decido di rimanere fermo. Meglio morire per mano di una casalinga infuriata, con la pancia piena di marzapane, che per qualche peto metallico di una catena apocalittica.
Mangio un bel pezzo di torta.
Morbida, delicata come un bacio sul collo. Piena e soffice. "Manca di budino e vaniglia, poffarre, ma che importa! Una delizia!"
Una faccia sbuca dalla finestra, ma non arrabbiata, anzi: bonaria, paciosa e lunga.
<<Finalmente ti sei deciso a mangiare quella torta!>> mi fa soddisfatto, con voce trillante, il Formichiere.
<<Avanti, seguimi. Andiamocene da tutta questa decadente Convenzione.>>