martedì 28 maggio 2013

Delirio Onirico: Il tempio del Gatto di Marmo

Mi trovo nella valle dei templi neri, sbarluccicanti nella voce di chi prova ad essere ciò che vuole.
Due corvitorre si avvicinano a me, scampanellando nella notte che l'ora giungerà solo se ne ha voglia.
Laghetti di catrame accompagnano con il loro canto lagunare la mia avventura, ricordando agli scoiattoli che mi sono perso, e non tornerò mai più al mio villaggio di sogni e batuffoli di cotone.
Sputo per terra e raccolgo un'anice, rammentando di quel gambero che fumava racchette da tennis.

<<La mia voce proviene dal secolo scorso, ti prego di non raccogliere anici o frutta di alcun tipo. La valle è stregata, e il gatto di marmo si trova ben più in là della tua gamba.>>
A parlare era un uomolago, essere più pesce che cervo, capace di nuotare anche nell'aria, se l'umidità passa il livello caramello.
<<Perciò uomo torna indietro, o vai da un'altra parte, poiché uno scoiattolo mi disse che ti sei perduto.>>
Gli rispondo con un calcio e proseguo.
Orologi di gatto si squagliano intorno a me, facendo scappare fagiani e uova di pasqua con gran chiasso.

L'entrata del tempio è una porta di giganteschi cubetti di ghiaccio: prendo il catrame e con l'accendino del gamberoracchetta faccio sciogliere la barriera frigida, inondando pipistrellitorce e cornacchielanguide.

Il tempio del Gatto di Marmo è una struttura più antica del tempo stesso: il grande Formichiere lo creò dal suo pelo più rigido e sinuoso, e da lì sta torreggiante e gagliardo, salvo al suo compleanno che si pittura di salviette e inaugura musei di arte contemporanea.
Si dice che le sue pareti siano fatte di Assurdo puro, e che nessun uomo possa varcarle indenne.

Avanzo con fare cauto.

Chi ha bussato all'Assurdo, stolto uomo di poca fede che ti avventuri, tutto solo, tra chi creò la vita oltre la Ragione?
La voce mi sovrasta e continua a ripetere il suo monito, ma avanzo. Le visioni cominciano ad essere insostenibili.

Mura di liquidi caramelli si sciolgono in camicette da uomo, mentre inalo tipi di dato estremamente suscettibili. 
Una vasca di ragù piomba su quattro persone che leggono la pagina 42 di un giornale giallo, mentre sullo sfondo ballerine hawaiane salutano gli avventori robot di un pub di inesistenti cocktail al ramarro.
Colori come il tavolo, il bidone e il bisonte si mescolano in bicchieri di trapani, trapezi squadrati che mi guatano con l'aria di chi conosce il mio essere.
Lecco la parola d'ordine mentre un rinoceronte mi chiede cortesemente che ore sono.
Languido mi corico nella via trafficata, mentre ai miei lati sfrecciano supermercati, carretti di robivecchi e cavalieri: giusto un'armatura si apre come un finestrino e riesco ad entrare nella stanza successiva.

Le visioni peggiorano.

Scuro come il sole un amico di vecchia data saluta con la mano sette strani conigli che cantano di una rana sola mentre i saltellanti ombrelli mangiano fenicotteri al silicio mi avvicino ad uno quelli per sussurrargli parole di latte, ma mi beccano con oggetti di forma triangolare e tiro una maniglia.

Stanza successiva. Il sudore mi cola come una cascata, e la paura inizia ad accarezzarmi la schiena.
Le visioni toccano vertici di Assurdo improponibili.

Lavitascorrecomeunfulmineediostoquaagurdarlamentrelavitascorrecomeunfulmineediostoquaagurdarlamentrelavitascorrecomeunfulmineediostoquaagurdarlamentrelavitascorrecomeunfulmineediostoquaagurdarlamentrelavitascorrecomeunfulmineediostoquaagurdarlamentrelavitascorrecomeunfulmineediostoquaagurdarla

Un loop. Sono finito. Come tutti quelli che hanno provato ad arrivare indenni alla fine del primo dei Quarantadue Templi della Valle dei Templi Neri, sono crollato alle visioni che le mura trasudano.
L'Assurdo mi permea, mi avvolge in una morsa.
Ma non è una morsa dolorosa.
E' estremamente pelosa, e soffice.

sabato 25 maggio 2013

Don't Panic, it's Towel Day

Mi sento in dovere di dover spendere qualche riga in questa giornata di festa mondiale.
Oggi celebriamo l'asciugamano.
L'asciugamano è l'arma dell'uomo civile davanti ai problemi, l'ultimo baluardo di un mammifero che ancora crede che gli orologi digitali siano un'ottima invenzione.

Oggi celebriamo l'importanza di un oggetto che incarna l'Uomo, in tutte le sue sfaccettature.
Se ognuno di noi riflettesse dieci minuti in più durante la scelta del proprio asciugamano, saremmo tutti un po' più felici.

L'asciugamano deve essere l'estensione del nostro braccio: arma e baluardo, coperta per il freddo e ombrello per la pioggia.
L'asciugamano è il biglietto dell'uomo per qualunque viaggio: voi avete il vostro?

Riflettete. Avanti.
Non avete nulla da temere.
Non fatevi prendere dal panico: imbracciate il vostro asciugamano, e vivete sta vita come se fosse degna di essere vissuta.

Grazie Doug, da uno scrittore che ti deve tutto.
E per chi caga il cazzo perché scrivo troppi articoli sul Maestro: che il vostro asciugamano si buchi, ingrati.

"L'asciugamano, dice, è forse l'oggetto più utile che l'autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica - ve lo potete avvolgere attorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini-zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare i vapori nocivi o per evitare lo sguardo della vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete, nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); inoltre potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.

Ma soprattutto, l'asciugamano ha una immensa utilità psicologica. Per una qualche ragione, se un figo (figo = non-autostoppista) scopre che se un autostoppista ha con sé l'asciugamano, riterrà automaticamente che abbia con sé anche lo spazzolino da denti, la spugnetta per il viso, il sapone, la scatola di biscotti, la borraccia, la bussola, la carta geografica, il gomitolo di spago, lo spray contro le zanzare, l'equipaggiamento da pioggia, la tuta spaziale, ecc. ecc. E quindi il figo molto volentieri si sentirà disposto a prestare all'autostoppista qualunque articolo di quelli menzionati (o una decina di altri non menzionati) che l'autostoppista eventualmente abbia perso. Il figo infatti pensa che un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagevoli condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli, e che dimostri alla fine di sapere dov'è il suo asciugamano, sia chiaramente un uomo degno di considerazione."




giovedì 16 maggio 2013

Il vento si infrange - Raccolta di sussurri

"DEL MONASTERO O DEL VENTO
Codici di vecchi manoscritti svolazzano come colibrì liberi nell'aria. 
Il monaco del freddo odiava i gamberetti, gli scampi, ma non le aragoste.
Le aragoste sono nobili.
Sottane si scontrano alla ricerca della folle via del dolore, verso penitenze e celle. cantate l'inno del dolore, ripetetelo mentre guardate il cielo.
Il vento si infrange sulle nostre ossa.

DEL SOLE O DEL PIANTO
Pareti di ghiaccio spaccano gli occhi di chi osa.
Piange la giornata, piange il sole, piange la Barriera.

DELL'OCEANO O DELLA FUGA
Credevo di essere al sicuro, ma mi hanno trovato.
Credevo l'Oceano fosse infinito: invece è solo vasto.

DELLA FIERA O DEL FURTO
Cantilene si disperdono nella sera. Saltimbanchi e pizze, rotonde e trampoli; ammantati si avvicinarono a me. Provarono con il portafogli, ma mi rubarono il sonno."

Le dicotomie mi hanno sempre affascinato. Separandoci un attimo da questi frammenti di storie, ben più lunghe e ricche di significato, si può vedere un quadro d'insieme che prevede nel raccontare poco il celare grosse parti di ciò che lo scrittore intende.
Per meglio dire: ognuna di queste lacrime di storia ha dei perché dietro, legati a mie esperienze personali, a miei stati d'animo o a mie sensazioni.

"DEL SUSSURRO O DEL PERCHE'
Non so perché ma trovo estremamente liberatorio scrivere sussurri nella notte.

DELLA PORTA O DELLA FALCE
La scorsa notte bussò ancora quella donna. Era la terza volta quella settimana, e iniziai a piangere. Ero rimasto solo io in casa.

DELL'AMORE O DELLA FINE
So che sei là fuori.
So che sei lì dentro.

DELL'OSPITE O DELL'ORRORE
Rallegratevi in casa mia, l'ospite è sacro. Accidenti, deve essersi bloccata la porta..."

Come vedete queste poche righe hanno una potenza mostruosa.
In quanto amante della letteratura apprezzo la potenza dicotomica di questo genere letterario, al quale non saprei dare un nome.
So che non è abbastanza assurdo, per i puristi della mia letteratura. Ad essi sono dedicati i successivi frammenti.

"DEL PINGUINO O DELLA LAVATRICE
Lavami a secco, sono sterile. Aggrappati con forza e lasciati lavare lo smoking, caro.

DEL MATRIMONIO O DELLA FARSA
Il piatto venne lanciato in cielo, e il matrimonio degli spaventapasseri divenne realtà. Nessuno capì che la farsa era appena cominciata, nemmeno quando il testimone tagliò la torta con una forbice di spuma.

DEL VIAGGIO O DELL'ESPLORARE
Santiago è un bel posto, una bella persona e un notevole baobab.
Delle tre, sceglierei la quarta via, quella della laguna: Santiago è un ottimo alligatore."

Auguri e gamberi

I miei lettori magari già si chiedevano su dove fossi finito, che mi fosse capitato, se fossi davvero partito per quella battuta di caccia all'ombrello di cui si vociferava nei circoli sanguigni.
Purtroppo l'Assurdo è una strana bestia, si contorce si muove e corre.
Viaggia su un carro costruito di ponti, del quale non puoi vedere il conducente; racconta storie senza morale, senza coda, ma con una capo fiero e sbarazzino.

Nell'ultimo mese ho dovuto applicare la vena creativa alla ripresa di un romanzo fantasy, di quello convenzionale; e la mia mente fuma ancora a tal pensiero. Lasciatemi sfogare!

Innanzitutto vorrei fare gli auguri agli amici dell'Assurdo (http://lassurdoblog.blogspot.it/), che da ora hanno creato il loro rutilante Manifesto.
Auguri, miei cari, e possa la vostra carraglia durare per tutta l'eternità.
Questo articolo è dedicato a voi.

Bene.
Ora posso sfogarmi.

Aspettavo questo momento, mia cara, mentre rollavo palme di caramelle per farle stare in una piadina.
Ho sognato questo momento, sognando di uno spirito libero e azzurro, del colore dell'elettricità e delle audiocassette, e delle sue avventure in un teatro di periferia; ho aspettato questo ballo per un lungo mese.

La vita senza Assurdo è noiosa, terribilmente.

Impiegati delle pescherie si rotolano in viali con gamberi e passamontagna, intonando canzonacce che fanno sorridere i più avvezzi alla vita.
Stappiamo una bottiglia d'olio che è ora di cena: aprite le bruschette e le bombette alla crema.
Vattene tuba!
Checché questa tavola sia becchime per la mente.
Arrendetevi Convenzionali piccioni, nelle vostre torri di carte e grigi pinzimoni: l'alba arriva per tutti.

Libero penso che forse in un mondo comandato dalle patate si possa sorridere di più; ignoro un elefante per ponderare sulle biglie. La spiaggia, per una formica, è fatta di sassi.
Lungomari di vino aspettano il riposo di chi ha lavorato come un frigorifero per tutta la vita; il delfini pagano da bere.

Intanto che ciò accade, in un altro mondo si mangiano meduse con cavi elettrici, piccanti contorni di banchi di dati e armature.
Fusibili in bianco, per me!

Ora sto decisamente meglio. Non so per quanto durerà, ma la mia mente non è più sull'orlo di una crisi.
Un'altra goccia di Convenzione, e sarebbe crollato il castello.