lunedì 19 settembre 2016

Il Concilio dei Nove

- Silenzio! - tuonò Re Prendigalli, signore dei pellicani d'Oltralpe.
- Non possiamo abbassarci ad una tale provocazione. Cosa penseranno di noi i nostri fratelli salici ombrosi? E le stelle che accompagnano il nostro volo nel cielo di panna? -
- Le stelle ci buggerano sempre! "Andate di là", dicono, conducendoci sempre nel posto sbagliato. All'ora di punta , per giunta. Se proprio devi tirare in ballo qualcuno che ci stia simpatico, caro il mio Prendigalli, allora parliamo dei padroni della sabbia, i saggi cammelli dorati. -
Re prendigalli scosse la testa, sconsolato. una giornata dedicata al gelato e alle belle penne, buttata all'aria per queste nullità.
ma il Concilio dei Nove vuole la sua parte, tutti i sovrani pellicani lo sanno. Non si possono ignorare.
Come i bufali non possono utilizzare un serpente per impiccare i traditori del corno, i pellicani non possono ignorare il Concilio. O una buona torta alla crema di limone.
- Signori! Ed elevatissimi pappagorgissimi Nove! Per favore! -
Re Prendigalli li osservò, uno per uno.

C'era Sabbiarotta, creatore delle telline e divoratore di gabbiani. Un grande capitano: nella guerra delle cento forchette aveva demolito le formazioni a testuggine delle tartarughe. Aveva introdotto cavalli su cavalli nelle terre dei cavalli. Aveva insassato scarpe e tradito monumenti per sconfiggere i peggiori eventi naturali, tanto che non piovevano bugie da anni, nelle terre d'Oltralpe. La sua sedia era fatta di piume e lacrime: le lacrime delle madri che avevano perso le lavatrici, e dei padri che avevano perso i sigari al cioccolato.

C'era Antropodio, lord del Nulla. Suo compito era quello di fissare il cielo e le stelle, alla ricerca eterna della verità. Spesso trovava solo il numero delle consegne a domicilio: per questo, grasso e pidocchioso, era arrivato su quella sedia di penne e sangue con corruzione e delfini. Era lui che aveva parlato poc'anzi.

C'era Donlulù, maestro d'anni e padrone della Matematica. Aveva inventato il pane agli integrali, solo per potersi fregiare di un premio Nobel in Bistromatica. Solo un lento russare proveniva dalla sua sedia, fatta di numeri e macchie di guano. Un vecchio sporco e arruffato: a questo si era ridotta la mente più eccelsa d'Oltralpe, dopo pochi mesi di conciliabolo.

C'era Pettinanani, Re delle Isole Lontane, talmente lontane che la sua sedia era fatta del niente, e mai si presentava alle riunioni. Ma escluderlo sarebbe stato un grave errore: come quella volta che un non-consiglierre aveva mangiato pastasciutta a colazione.

C'era Pellirosso, maestro del colore e Grande Derattizzatore. I coccodrilli lo abbracciavano al suo passaggio, mentre tutto ciò che aveva zampe per fuggire, fuggiva. Un poliziotto buono e cattivo insieme, una coppia del cinema racchiusa in un solo pellicano. la sua sedie era fatta di pelliccia e lamette da barba, che gli provocavano tagli profondi: mai dormiva a causa di essi, il Semprevigile.

C'era S, mitico universo pennuto. Una biblioteca volante, un foglio per le illustrazioni gigante. Un essere che trascendeva il pellicano, seduto su un trono di foglio e inchiostro. Respirava conoscenza e sputava sentenze.

C'era Duepalme, divenuto eroe televisivo dopo la sua famosa litigata con una coppia di palme, in spiaggia. Le leggi razziali sulle piante introdotte di lì a poco fecero scalpore in tutte le terre conosciute, arrecando grandi disguidi alle cene di Natale. a sua sedia era fatta di foglie e sogni infranti.

C'era Giornaltalena, l'atleta per eccellenza: ormai vecchio, fumava una terribile pipa, che emanava un fumo unto e nero. La sua voce era l'inferno e i suoi ricordi il paradiso: come diceva lui, all'inizio preferiva una buona corsa ad un buon bicchiere, mentre ora preferiva sempre un buon bicchiere ad una buona corsa. Il suo scranno era fatto di medaglie annerite dal fumo e di tabacco non bruciato, stantio.

C'era infine Diplomadillo, gran ciambellano Armadillo; l'unico non-pennuto al tavolo, ma accettato in quanto maestro nelle relazioni internazionali. Famoso per la Distensione Camelide: grazie ad una sua trovata che coinvolgeva un amo da pesca, due trote ed un letto di paglia, riuscì a terminare la lunga guerra con i cammelli dorati. Un esempio da seguire, retto e giusto; almeno, fino alla sua assunzione nel Concilio. Ora parlava solo di morti e guerre, belligerante palla di scaglie. La sua sedia era fatta di trattati, e belle torte che, però, stavano marcendo, intrise dall'inchiostro ormai inutile delle dichiarazioni di pace.

Ma nessuno di loro poteva aiutare Re Prendigalli. Non con un concilio così vecchio e muffito.
Nessuno.
"Forse... forse..." pensò il santo sovrano.
-Signori! È deciso! È ora che questo Consiglio diventi ancora più importante nella preparazione del pan di Spagna e nella gestione delle conchiglie. È giunta l'ora... del decimo Consigliere! -
un grande applauso accompagnò il sovrano: penne e piume, unte e bisunte., cadevano per terra, mentre l'aula puzzava sempre più di vecchio e i gabbiani, là fuori, aumentavano il volume del loro fastidioso verso.

lunedì 16 maggio 2016

E il treno va...



Totontillìo che proviene dalla carrozza. Motrici, persone arrancate intorno a sedili dal dubbioso blu.
- Mi scusi, questa è la classe della Signora Prima? -
Domande casuali circondano le mie orecchie.
- È libero quel posto? -
Chiedono con occhi acquosi e spenti, con riflessi ramati. Sono persone abituate al peggio, poiché non amano la severità scarlatta delle macchine e dei motorini.
- Biglietto, per favore -
La lotteria va molto di moda qua. Facce da sera alla mattina, e facce da mattina alla sera.
Rincopanco tra una fila di posti e l’altra, approfittando del dolce dondolio delle rotaie. Siedo di fianco a persone sconosciute, stupendomi della loro sincera voglia di discutere.
Rimpiango i giorni del sole, mentre questi mi guardano senza averli mai conosciuti.
"Bisogna sempre avere pietà del giorno, ma della notte… che la notte si arrangi!"

Prendo finalmente posto. Voci metalliche fanno a gara per raggiungere le mie stanche orecchie, mentre rifuggo ogni tipo di contatto visivo e non.
- Salve - mi fa quello.
- Salve a lei - rispondo io.
L’educazione prima di tutto.
- Viaggia per lavoro o per piacere? -
Insistente. Vuole parlare.
- Viaggio perché la noia della routine stava uccidendo la mia famiglia. Viaggio per cercare la ricerca, e quando l’avrò trovata la inizierò con solerzia e voracità. -
Non alzo la testa per vedere il mio interlocutore. Voglio assolutamente evitare di invogliarlo nel proseguire questa conversazione.
Non voglio. Ecco tutto.
Ci sono quelle giornate, grigie e pachidermiche, che impediscono all’uomo umano di interfacciarsi alla realtà. Sono le giornate dove la nostra porta rimane chiusa in entrambe le direzioni, quelle giornate che non portano nulla di buono o nulla di cattivo. Semplicemente non portano nulla.
- La sua risposta è doppiamente fallace. -
Nonostante l’interlocutore mi abbia colto alla sprovvista, non alzo lo sguardo. Rimango sorpreso, ma dentro, celandomi dietro al mio stesso dito.
- Può ripete prego? O spiegarmi, se preferisce -
- Certamente: non era né noia né routine. Era la crema. Questa come prima cosa. -
- La crema? -
- Ovviamente. Il secondo postulato di Flatlandia definisce la crema come "viscosa patina, deliziosa prigione". Direi che è il suo caso. -
- Capisco. -
- Seconda cosa: la ricerca della ricerca non pretende un inizio, semmai una fine. Sì, le spiego: nel momento in cui l'avrà trovata, il serprente si sarà morso la coda. È finita. -
La discussione si sta trasformando in qualcosa di più. Le mie orecchie friniscono, mentre penso insistentemente a pan di Spagna ed uccelletti. Mai alzarsi presto alla domenica, figuriamoci il lunedì.
- Ho solo un'ultima domanda, posso? -
- Prego. -
- Lei dove scende? -