mercoledì 25 dicembre 2013

D.

Prese il coraggio a due mani e lo lanciò in aria confondendo i nemici che stavano davanti a lui.
Infami robot, i believer: credono al contrario esatto di ciò che qualcuno gli dice, infischiandone della logica e assolutamente della sacralità delle forme di vita.
D. scartò di lato, con i robot confusi che cicolavano negli angoli della stanza.
Lo scafo della Proeliator era un enorme ammasso di cadaveri, saldati insieme con il filo di ferro; uno spettacolo ributtante, mentre stormi di piccioni vi facevano la tana ed educavano i pulcini.
"Sicuro migliore di Oxford", pensò D.

Corse giù dagli scalini, alla ricerca del ponte di comando; il motore a scardinabilità improbabile era assolutamente da aggiustare, mentre la nave precipitava verso la città principale del pianeta Gallafroniscatorix.
D. aprì un canale audio verso l'ufficio del sindaco.
<<Mi servono sei elicotteri, un demolitore quantico e dodici ranocchie. Ah, una banana, per favore>>
Il sindaco non era nella posizione di discutere.
<<Me le mandi tutte a queste coordinate tramite disgregatore molecolare>> riprese D.
Un lampo giallo indicò l'arrivo della merce concordata.
Sibilini fulmini turchesi correvano sulle pareti, mentre i controlli cominciavano a fondersi come burro. Il sistema di autodifesa della nave aveva capito che i comandi erano usati da un unbeliever.

D. prese il materiale, rocambolando alla ricerca degli ultimi robot superstiti.
Usò il demolitore quantico per aprire una breccia nella spazio-tempo, consegnando il proprio coraggio a se stesso nel passato, per poterlo lanciare in aria.
Prese poi le rane, sfruttando la loro viscosità per scendere nei meandri della nave.
Le tavole da surf biologiche esaurirono il loro potenziale esattamente davanti alla sala macchine.
Lo stantuffare della nave era incessante: trapanio asfaltiani rivoltavano la materia, ricavando energia grezza; i limpidari di Ranggxar trasformavano l'energia grezza in carburante, mentre un flessibiltubo da 80 valvoni conduceva direttamente al serbatoio della nave.
D. sbucciò la banana e la mangiò tutta, con gusto, assaporando il giallo.
Prese poi la buccia e la infilò nel flessibiltubo, lasciando che il potassio facesse il resto.
I believer, controllati direttamente dai motori centrali, smisero di funzionare, mentre D. osservava gli elicotteri agganciare la nave spenta dall'oblò.
"Odio il Natale", pensò D.