lunedì 16 maggio 2016

E il treno va...



Totontillìo che proviene dalla carrozza. Motrici, persone arrancate intorno a sedili dal dubbioso blu.
- Mi scusi, questa è la classe della Signora Prima? -
Domande casuali circondano le mie orecchie.
- È libero quel posto? -
Chiedono con occhi acquosi e spenti, con riflessi ramati. Sono persone abituate al peggio, poiché non amano la severità scarlatta delle macchine e dei motorini.
- Biglietto, per favore -
La lotteria va molto di moda qua. Facce da sera alla mattina, e facce da mattina alla sera.
Rincopanco tra una fila di posti e l’altra, approfittando del dolce dondolio delle rotaie. Siedo di fianco a persone sconosciute, stupendomi della loro sincera voglia di discutere.
Rimpiango i giorni del sole, mentre questi mi guardano senza averli mai conosciuti.
"Bisogna sempre avere pietà del giorno, ma della notte… che la notte si arrangi!"

Prendo finalmente posto. Voci metalliche fanno a gara per raggiungere le mie stanche orecchie, mentre rifuggo ogni tipo di contatto visivo e non.
- Salve - mi fa quello.
- Salve a lei - rispondo io.
L’educazione prima di tutto.
- Viaggia per lavoro o per piacere? -
Insistente. Vuole parlare.
- Viaggio perché la noia della routine stava uccidendo la mia famiglia. Viaggio per cercare la ricerca, e quando l’avrò trovata la inizierò con solerzia e voracità. -
Non alzo la testa per vedere il mio interlocutore. Voglio assolutamente evitare di invogliarlo nel proseguire questa conversazione.
Non voglio. Ecco tutto.
Ci sono quelle giornate, grigie e pachidermiche, che impediscono all’uomo umano di interfacciarsi alla realtà. Sono le giornate dove la nostra porta rimane chiusa in entrambe le direzioni, quelle giornate che non portano nulla di buono o nulla di cattivo. Semplicemente non portano nulla.
- La sua risposta è doppiamente fallace. -
Nonostante l’interlocutore mi abbia colto alla sprovvista, non alzo lo sguardo. Rimango sorpreso, ma dentro, celandomi dietro al mio stesso dito.
- Può ripete prego? O spiegarmi, se preferisce -
- Certamente: non era né noia né routine. Era la crema. Questa come prima cosa. -
- La crema? -
- Ovviamente. Il secondo postulato di Flatlandia definisce la crema come "viscosa patina, deliziosa prigione". Direi che è il suo caso. -
- Capisco. -
- Seconda cosa: la ricerca della ricerca non pretende un inizio, semmai una fine. Sì, le spiego: nel momento in cui l'avrà trovata, il serprente si sarà morso la coda. È finita. -
La discussione si sta trasformando in qualcosa di più. Le mie orecchie friniscono, mentre penso insistentemente a pan di Spagna ed uccelletti. Mai alzarsi presto alla domenica, figuriamoci il lunedì.
- Ho solo un'ultima domanda, posso? -
- Prego. -
- Lei dove scende? -

Nessun commento:

Posta un commento