Preludio
Mi trovo al pub, una serata goliarda e piena di risate, risate da birra, risate da compagnia. Una di quelle serate che ti fanno dormire con il sorriso sulle labbra, stanco nel corpo, riposato nella mente.
Qualcuno butta lì una parola, sola e nuda: Apocalisse!
Mente mia, fatti capanna. (Grazie Davide)
Piovoli di marzapane cadono rimbombando da un cielo di fiamme e pan di stelle, ridendo con la ghigna di chi sa quel che sarà.
Corro tra macerie e briciole, tra schegge trucioli di civiltà; mi accorgo della solitudine della massa, insensibilizzando la mia capacità di coesione inconscia.
"Lasciatemi stare, marmocchi mentali! Lasciatemi correre, convenzioni sociali! Il mio lamento si erge, ché nel correre per la fine, solo voglio rimanere, coi miei pensieri e una fetta di pane imburrato. L'ultima e dunque la più piacevole (forse?)."
Aggiro il mio sguardo affamato, il grembiule sporco delle briciole della vita che mi appassisce intorno.
"Santi numi, creme di inferni primordiali!"
I quattro motociclisti dell'Apocalisse rombano insozzando l'aria di catene e luride parole.
La loro prole sono i sassi, che per anni hanno osservato impietosi la razza umana, pur consci della sua fine.
"Non c'è scampo"
Il pensiero mi martella come un picchio, sulla gamba destra, dove la sciatica mi ha dato la facoltà di prevedere i cambiamenti climatici.
"Non c'è scampo"
Il mio cervello cerca di scappare. Si illude, pensando alle belle cose che amava ponderare.
Rose e princivalli. Cicisbei e aragoste. Che bello correre nudi nel traffico di una domenica di sole, ignari dei vigili e dei bambini. Cameriere, una birra e un paio di mutande, por favor!
Ammiriamo la lezione del sabato. La campanella è più sexy di una Ferrari in autostrada.
Cianciamo come passeri nella nebbia della valle, ricorrendo delfini di Nutella e creme di pavoni. Eh eh eh oh oh oh!
Rimbalzo palleggiandomi di fiore in fiore, bombo di pensieri e felicità di spore! Eh eh eh oh oh oh!
Qual desio di Roncisvalle, cavalier delle mie pal...Oh, un Formichiere!
"Non c'è scampo"
La gamba e il dolore tirano una secchiata di acqua fredda al mio impomato cervello.
Riprendo a correre.
"Non c'è scampo"
Quand'ecco una torta al marzapane.
Appoggiata sull'unico balcone intanto del pianta probabilmente. Salamecchi e salamandre.
Mi avvicino con fare sospettoso, pangolino in cerca di cibo.
Non comprendo.
Non colgo.
"Io mi chiedo, cosa, e dico, cosa ci faccia una torta al marzapane su di un davanzale non devastato dall'iniquità latente della fine della Terra. E' oltremodo strano."
Dall'interno dell'abitazione sento un ciabattare nervoso, concitato, come un pacchetto di sigarette.
Terrorizzato, decido di rimanere fermo. Meglio morire per mano di una casalinga infuriata, con la pancia piena di marzapane, che per qualche peto metallico di una catena apocalittica.
Mangio un bel pezzo di torta.
Morbida, delicata come un bacio sul collo. Piena e soffice. "Manca di budino e vaniglia, poffarre, ma che importa! Una delizia!"
Una faccia sbuca dalla finestra, ma non arrabbiata, anzi: bonaria, paciosa e lunga.
<<Finalmente ti sei deciso a mangiare quella torta!>> mi fa soddisfatto, con voce trillante, il Formichiere.
<<Avanti, seguimi. Andiamocene da tutta questa decadente Convenzione.>>
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