giovedì 24 novembre 2011

Manifesto della Letteratura dell'Assurdo

Io proclamo il senza capo né coda, l’assoluta libertà dello scrittore davanti al foglio bianco (che bello il suo profumo, così nuovo e ordinario) o davanti allo schermo del computer (pulito, comodo lucido, che gioia!)!
E’ l’assenza del nesso che rende la scrittura priva di vincoli!
Non è da confondersi con il flusso di coscienza, ma poco ci manca!!
E’ la LIBERA ASSOCIAZIONE la chiave del tutto, il perno intorno cui ruota l’intero sistema della letteratura dell’assurdo.
Questo perché, già Freud l’aveva intuito, solo con la libera associazione si può davvero esaminare la parte più nascosta della mente dello scrittore, e in tal modo darne un giudizio sempre più preciso.
Se desidero associare la parola "corvo" al suono assimilabilmente cupo, gotico, eco della mangiatoia di Lovecraft, "torre" nessun vincolo mi impedirà di trascrivere sul muro disadorno di una dimora medioevale altresì detta castello "il corvo torre".

La scimmia s’addentra nel bosco, mangime di mucca e ali di pipistrello: ecco a voi il budino della faccenda, una climax di gusti e colori che solo una pasticceria torinese può elaborare; non v’è spazio per il lutto: solo gioia, vitelli e barba folta, scura, seriale e ammaestrata.
Il delfino saltella sullo sfondo: la verità è sentirsi persi, ma allo stesso tempo farsi trascinare da quel fiume impetuoso che la nostra mente rilascia se le si permette di inondarci.

E’ la gioia del garrulo fischiettio di un pensionato al mattino, l’odore del supermercato sotto casa; l’aria condizionata del salotto, il gusto del camice del dottore dell’infanzia.
E’ odor di mare e di ombrelloni.
Di monti e di canederli! Quanto quel brodo mi ricorda il piacere del caldo, e la nostalgia del freddo: senza il freddo il caldo non si gode!

Per non parlare poi di quei bercianti versi nella testa, espressione massima del dolce gutturale!!
Quanto amo assaporarli grugnendo soddisfatto della mia materialità così trascendente.
Versi di poesia primitiva, semplici sillabe in un complesso mosaico.
E non se ne vanno rimangono partono con me, non puoi lasciarli indietro.
La senti?
E’ la gioia della mente lasciata libera di inondare il mondo.
Trotta cavallo, selva del lago, selvaggio ferino, landa deserta di steppa frugale.
Corri, salta e inondaci.

Piccoli racconti afferrano la mia gioia, semplici creature che in un batter d’occhio crescono; avventure in miniatura, senza tempo.
Che bello non pensare, ma lasciar fluire il corso delle cose semplici complesse ordinarie: pane, cinture, dietologie, mansuetudine.

Proclamo l'Assurdo, dichiarandomi figlio suo, del suo dolce nettare che afferma le nostre vacue eppur tante esistenze.

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