Liquidità argentate cercano di prendermi dal letto.
Mi sollevano, mi mettono su un cavallo di fredde spine di ghiaccio azzurro, ideale sedia del massacratore finalmente punito.
Il mio macabro trionfo sfila per le strade di una città nera e grigia, abitata da scheletri e fantasmi, accomunati dalla passione per le porte cigolanti.
Una processione lenta, come mascarpone che cola da una ciotola di plastica bianca; la mia paura era serena, consapevole di se stessa e delle sue potenzialità.
Un coniglio bianco come latte, con due strisce nere mi ferma, facendo rallentare a fisarmonica tutta la marcia dietro di me.
-E' meglio un coniglio o una puzzola?- mi chiede con fare sapiente.
Non conoscevo la motivazione; ma sapevo che quella domanda mi avrebbe salvato la vita.
-Dipende da dove sono; nel letto desidererei un coniglio, ma a mezzogiorno una puzzola sarebbe più congeniale alla mia volontà di tenere alla larga i ladri di lenzuola.-
Il pranzo, come ben sapevo, si svolgeva in un gazebo, circondato da vetri, in mezzo a un verde giardino sotto un cielo nuvoloso; e l'etichetta imponeva di essere in pigiama, avvolti dalla coperta.
Dunque la paura di essere vittime di un furto di pigiama era reale e concreta, in questo mondo.
-Grazie.- risponde il coniglio, che si viene a sapere essere re della città dei morti gialli.
Libero di andare e girovagare vado a ringraziare un dio senzanome in una squallida chiesa di periferia.
Una locanda e una chiesa si fondono prima ancora che possa accorgermene.
Mi trovo a bere dall'altare una birra rossa, scura, una Dubbel in stile belga credo.
Buona, ma un po' troppo acida; mi lamento con il barista, che so per certo che possiede un unicorno.
Ma ora che lo so, mi ritrovo nella processione, quella vera, con il coniglio bianco che impaziente, battendo il piede per terra, mi chiede: -Allora?-
-L'unicorno- gli rispondo io.
E il sogno si dissolve, la mia vita è salva
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