Mr Henry Salt si alzò dalla dolce poltrona di vimini che per un paio d'ore aveva chiamato casa, avviandosi verso la tabacchiera di latta che stava tra la pipa e il camino, poggiata su un tavolo marrone scuro.
Chi avesse voluto descrive la camera di Henry avrebbe usato poche e semplici parole: tabacco, mogano, marrone, lacca da scarpe, scamosciato e denso.
Preponderava in effetti un forte odore di fumo, fumo da pipa, e ogni rilievo e parte del mobilio era legno, mogano per l'esattezza.
Henry odiava la plastica: la riteneva fredda.
Aveva passato un'intera giornata dall'arredatore, abbracciando il mobilio, ma la sensazione di calore si era palesata solo con il legno, non con la plastica.
<<Ritengo che la tua visione dell'Assurdo sia sciocca e nichilistica, Robert>> disse Salt al suo compagno, mentre premeva il dolce tabacco nella pipa, conscio del piacere che il denso fumo gli avrebbe provocato all'accensione.
<<Tutt'altro, mio caro Henry>>
Ripetevano, in ogni frase, il nome dell'interlocutore, con voce calda e legnosa. Robert asseriva funzionasse da calmante: sentirsi ripetere il proprio nome da una voce salda e calma portava rilassamento e sicurezza di sé.
<<Dire che l'Assurdo sia fine a se stesso è nichilismo, per la mia visione, caro Robert. Perché non puoi assolutamente porre l'Assurdo come un serpente che si morde la coda. Pericoloso e anti-igienico, oltre che nichilistico. L'Assurdo, caro Robert, si sviluppa e ci avviluppa per il nostro bene. Dire che lo fa per se stesso è come definire una madre come "colei che egoisticamente procrea un figlio solo per coccolarlo">>
Henry, chiudendo la frase, perse i propri occhi nel fumo azzurrognolo della pipa, che accarezzava le pareti di legno impregnandole della sua matura dolcezza.
<<Infatti la penso così. L'egoismo è alla base dell'Assurdo, e noi non possiamo che goderne il più possibile. Cercare di trattenerlo diventa assolutamente negativo per lui ma soprattutto per noi.>> Robert si diede una vigorosa grattata dietro al lungo orecchio, noncurante della mancanza di eleganza del gesto.
Robert era sempre stato un mentore per Henry. Lo aveva cullato fin dalla tenera età con ninnananne assurde pregne di mostri sconfitti da casalinghe inventate, armate di sogni e padelle.
Henry ora aveva circa vent'anni, e non poteva nemmeno immaginare una partita a scacchi senza Robert.
Robert era il centro della trottola della sua vita, il piedistallo della sua statua di legno e fumo.
Robert era, insomma, l'ultima cosa che Henry volesse abbandonare.
<<Robert, lo so che parli di questo egoismo per indorare la pillola. Tra parentesi, un modo di dire mai compreso. Se qualcuno tenta di darmi una pillola dorata, mi spavento maggiormente. Ma torniamo a ciò che dicevo prima.>>
Henry diede una profonda boccata di fumo, riempiendosi di soffici venti le gote e la mente.
<<Vedi, Robert, tu mi hai insegnato tutto sull'Assurdo, e mi hai sempre dato una visione paterna del Formichiere e dei suoi insegnamenti. Non posso cambiare la mia mente ormai salda su questa convinzione.>>
<<Non sto indorando niente, Henry. Ma da un lato hai pienamente ragione. Devo andarmene, e per sempre probabilmente.>>
Henry strinse forte la pipa, inutile ancora di salvezza contro le emozioni che stavano per rovesciarsi nel suo mondo.
<<Ma ciò non toglie che rimango fermo sull'egoismo dell'Assurdo. Tu per l'Assurdo non vali niente. Sei solo un suo mezzo, troppo preciso e... convenzionale per servirlo appieno. Ciò non toglie che tu debba gioire dell'esperienza fatta con lui. Ma la tua partita è finita.>>
Henry si sedette.
<<Il tuo lavoro ti ha allontanato dal Formichiere. Ti è stato dato tempo, ma è ormai ovvio che lo hai abbandonato.>>
<<Non è assolutamente vero, Robert...>> disse Henry senza convinzione.
<<Invece sì, e lo sai. Pensaci bene. Nella tua testa ci sono numeri, soldi e non c'è più spazio per i peli del Formichiere. I colori si sono spenti. E dunque il mio compito è finito.>>
<<Ti prego Robert, cantami un'ultima ninnananna. Quella della strega e del nugolo di zanzare, del ranocchio vanitoso e della nascita della mia pipa. Oppure l'altra, sulla musica degli dei e la bellezza degli inferi, dove le padelle non vengono giudicate per le opere ma per le omissioni...>>
<<Te le canterei volentieri, Henry, ma so che me lo chiedi solo per trattenermi ancora.>>
Henry si accorse di aver perso la partita, oltre che di averla finita. Disperato pensò alla sua ultima richiesta.
<<Dimmi solo dove andrai. Un giorno potrei venire a trovarti...>>
Robert sorrise.
<<C'è sempre posto per te, nella tana del Formichiere. Mi troverai a casa, come sempre.>>
La sua voce sapeva di pesche e latte appena munto, di menta e miele che sgocciola dalle labbra di un bambino, nonostante la strettissima bocca da cui usciva e la lingua spropositamente lunga.
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