lunedì 2 gennaio 2012

La Storia delle Biglietterie Automatiche

Vi siete mai chiesti perché le biglietterie automatiche abbiano una dimensione così estesa?

Macchine grigie colme di tintinnanti monetine sporche, ladre scherzose e erronee.
Il motivo va cercato molti anni addietro, quando l'orologio da polso era una mera illusione, e la gente portava binocoli al posto degli occhiali per vedere da lontano gli orologi attaccati alle pareti.

Nel 1789 l'inventore Writetype desiderava saltare le interminabili code all'Ufficio dei piccioni viaggiatori, e decise di creare un sistema per non dover parlare del più e del meno con l'anziana signorotta che regolarmente le stava davanti allo sportello.
Writetype inventò una macchina per scrivere, leggermente antiquata, che permetteva di lasciare la richiesta all'ufficio.
Questo perché i diabolici impiegati delle Piccionaie dello Stato non capivano mai come scrivesse la gente, e la trattenevano facendosi leggere il messaggio più e più volte.
Con questo espediente Writetype provocò quasi uno scandalo, mentre i Piccionari stavano per indire uno sciopero: ma quando le autorità gli chiesero dove mettere le richieste scritte, egli svenne, non sapendolo.

Bisogna saltare al 6 miliardi e settecentoquarantatredicimila e diciassedici d.F. (dopo Formichiere), centotredici anni dopo la morte di Writetype per trovare il contenitore.
Il dottor Tetrapak trovò un recipiente a forma di semibolla dove deporre le richieste, ma la gente aveva già smesso di usare i piccioni, avvicinandosi di più ai pinguini, più nobili e belli.

Nel 1999, mentre la gente stava per far saltare i petardi e le galline, John Johnson, figlio del celebre John Johnson, ebbe un intuizione geniale. Creò una scatola per i biglietti dei treni, poi chiamò Automatico, un caro amico nano, elettricista, e lo fece entrare nella scatola millantando un problema di cavi e squadre di resistenza.
Automatico entrò nella scatola, per esservi chiuso.
"Non cercare di uscire, perché se me ne accorgo al posto che nel lucchetto la chiave la infilo in quest'altra serratura."
Automatico non rispose, sapendo che la chiave era un unica sbarra di ferro di dodici chili.

Naturalmente nell'era di progresso tecnologico i nani sono diventati nani robot, ma se trovate un vecchio distributore Automatico (chiamato così in onore del piccolo grande uomo), quando vi avrà consegnato il biglietto, sussurrategli un "Grazie, amico,Automatico sarebbe fiero di te", e se riuscite, infilate nell'uscita del resto una pomata per le ragadi.

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