lunedì 4 marzo 2013

Grazie Duemila

Innanzitutto vorrei ringraziarvi per le duemila visualizzazioni. Già passate da una settimana, ma in nessun articolo sono riuscito a inserire un dovuto ringraziamento.
Ma poiché questo è un delirio di quelli che tanto mi piacciono quando la sera allunga le sue ombre, mi sembrava corretto e ovale ringraziarvi, e dedicarlo completamente a Voi.
Siete i migliori lettori che uno scrittore possa augurarsi.

Critici, sempre attenti: cogliete le piccolezze, come chi deve controllare che la raccolta differenziata avvenga senza bertucce che buttano l'organico nel giocattolo.
Calorosi e gentili, come l'altro giorno: mai un mio articolo ebbe un tale successo!
E sì, che come sempre, parto senza particolari filtri, e dunque scrivo a ruota libera tutto quello che mi passa per la mente.

Come una doccia di peli odorosi, inalo sensazioni di precisione avvenieristica.
Mi imbrodo: le giuggiole gongolano della loro presenza.
Ispirazione!
La mela proibita, il frutto dell'eterna scrittura.

Il fatto che un articolo venga bene o venga male dipende solo da Sua Maestà: Il Formichiere nelle candide vesti dell'Ispirazione Sovrana.
Con la lunga lingua fatta di racconti e babbucce intrinseca rami di bellezza passate, ignorando nodi filtri che bloccano la fuoriuscita dei pensieri.
Tutto scende, dal mio cervello alle mani, grazie alla Dama in Nero Inchiostro.

Seppia, seppia dei miei mari, chi è degno di imbrattarsi le mani?

Scrivere è un lavoro sporco.
Mi piace terribilmente, dolce come la panna che si mescola con la crema pasticcera, ma è un lavoro sporco.
Del resto anche la crema macchia i vestiti.
Errori grammaticali, frasi piantate a metà, concetti espressi bene nella mia mente e male sul foglio.
Il pericolo è dietro all'angolo.

Nella foresta s'ode lo stridere del ferro. Le scimmie, incuriositi primordiali, si avvicinano caute, allungando le babbuine code.
Cosa rappresenta quell'oggetto allungato, grigio come un ippopotamo, lungo come un coccodrillo e luccicante come il sole?
Il ferro sta alla foresta come un paguro ad una lattina vuota.

Ma Voi, miei pochi ma buonissimi, mai una volta avete alzato la voce. Sempre con uno sguardo carico di fiducia, con una mano fatta solo per carezze e cucina, mi avete fatto notare errori, sbagli clamorosi e pestate, sempre con una parola gentile.
Voi, che oltre a tutto il supporto che mi fornite, mi RINGRAZIATE per quello che faccio.
Ma cosa avete capito, miei cari?

Sono solo un umile scribacchino. Sono io a dovervi ringraziare, perché senza di Voi tutto questo, o almeno buona parte, sarebbe rimasto nella mia testa, imprigionato a vita.
Grazie, duemila volte grazie.

Nessun commento:

Posta un commento