Trovare una biblioteca in un libro ha un nome. Si chiama antologia.
E questa è un'antologia di antologie.
Secoli di letteratura in pochi centimetri di frasi.
A voi, miei cari.
La cena è servita.
DEL GABBIANO O DEL RIFIUTO
Catalizzando in alto mare, guardo sperduto oceani di viltà e polipi, ignorando il savio richiamo del gabbiano.
"L'oceano è bello solo se non lo tocchi."
Pennuti insegnamenti, come nei giorni della scuola dei pulcini.
Non c'è pace per i portatori di ali.
DEL LEONE O DEL MOTIVO
Arringando la folla, ci si sente come leoni arrivati nel paradiso delle zebre.
Ma siamo sicuri che non sia la caccia a saziarci più della preda?
DI EDIPO O DEL CRIPTICO
Catapultami o Sole!
Peccato, peccato! Contro di te, ho peccato!
Tu possa perdonarmi, Popolo di Tebe, santi cittadini dell'avvenire poetico. La distruzione non fermerà ciò che i miei occhi non vedono.
DEL PIRATA O DELL'AMORE
Un pirata mi colse, dal fondo della strada.
Mi mise una coperta sulle spalle e mi offrì un bicchierino di speranza.
DEL DESERTO O DELLA CECITÀ
Secchi i miei occhi.
Al deserto non interessa vedere.
DELLA MUSICA O DELL'ASCOLTARE
"Sappi solo, mio caro allievo, che la musica esce dal cuore, e nel cuore entra. Mai pensare che per la musica servano le orecchie."
Il piccolo sordomuto annui, e i suoi occhi brillavano di note luccicanti e colorate, come canditi in un morbido panettone.
DEL VIAGGIO O DELLA FINE
"<<Mi ha sempre chiesto dove porta questa strada, e ora finalmente te lo potrò raccontare, mia cara.>>
Il suo sorriso era splendente come una promessa di rugiada."
Da Le Ultime esperienze della Vedova di Sale.
DEL RIEMPIRE O DELLO SCRIVERE
"Perché scrivi tutte quelle cose, vecchio rincitrullito?"
La moglie del vecchio scrittore non aveva mai capito.
Il vecchio, chinato sulla pergamena per poterne sentire meglio il profumo alzò lentamente la testa.
Le parole gli uscirono fragili, come di ghiaccio e cartapecora.
"Perché il bianco è più vuoto del nero."
DELLA VITA O DEL VINO
Poteva dire di aver vissuto per la scrittura.
Una vita lunga, attorcigliata e piena di soddisfazioni, come un libro scritto con una penna stilografica.
"Morirò come ho sempre letto: coricato, nel mio letto, in compagnia di un bicchiere di vino e di una pipa di legno d'erica. Non v'è più dolce morte."
E spirò felice, il bicchiere mezzo vuoto e la pipa ancora sulle labbra. Il libro gli cadde dalle ginocchia e si chiuse al suo fianco.
DELL'INFINITO O DELL'IMPOSSIBILE
Aveva dedicato la sua vita al suo libro.
Incompleto, ma nonostante ciò, il libro più lungo mai scritto da qualcuno.
Parlava di guerre, danze, pranzi, uccisioni e matrimoni, passando per i viaggi, i tradimenti, le feste e i mercati.
Civiltà erano nate e crollate tra i suoi capitoli; cattedrali si ergevano e venivano distrutte da rivoluzioni, in un filo conduttore che si stendeva verso l'infinito.
Il libro più lungo di sempre.
Amori, sconfitte, vendemmie; appalti, costruzioni, mobili di legno e intere letterature.
Non era mai riuscito a rileggerlo.
Morì come era sempre vissuto: chino sul suo libro, la penna in mano.
Il bicchiere di vino rosso, forte e torbido, suo compagno e ammiraglio si ruppe quando il braccio esangue lo urtò.
Le gocce scrissero la fine per lui.
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