domenica 10 marzo 2013

Miss you Eireann

Le mie prime poesie, perse nel verde di una terra senza tempo. Inondami del verde che mi separa dall'infinito.
Speranza.
Non a caso la speranza è verde.

Canto trillando di un mandolino vagante, che bussa di porta in porta. Si paga le patate suonando dolci ballate, verdi e boscose.
Ti dedico la mia musica, o mia Musa.

Ballo nella pioggia con girovaghi ubriachi di birra verde.
Mi sveglio fresco al mattino, perché sono il mare, e tutti i giorni bacio Eireann, la mia sposa.

Cantiamo sui tavoli, intrisi di birra e complotti.
Balliamo per la guerra e piangiamo per la musica.
Bandiera verde verso il rosso oceano.

So che qualcuno potrebbe dire, sconfrottando (un verbo a metà tra lo sconsolarsi e il lamentarsi), che l'Irlanda e questo testo non hanno nulla di Assurdo. Borbottoni puntigliosi.
Di rimando vi ricordo che il mio modo per farmi passare una sbronza di nera malinconia è urlarlo al mare; ma dato che sono in pieno pianura, opto per la seconda scelta migliore per scacciare la malinconia: scrivere.

L'Irlanda mi manca. Terribilmente.
Quando mi siedo davanti al pc, ascoltando nel buio canzoni di risveglio, di coraggio, di morte, di ribellione, d'Irlanda, la mia mente galoppa nel verde.
Chi mi ha fatto tornare a casa?
Se potessi scegliere dove morire, sceglierei l'Irlanda.

Che tremenda malinconia.
Mi riempie il cuore; i miei gesti si fanno pesanti, danzando una ballata ormai dimenticata.
Ti ricordi l'odore dei pub di Dublino? Profumavano di felicità.
Trilla il flauto, e il mio cuore batte a ritmo.

Miss you, Eireann.
Il gaelico è la mia poesia preferita.
Alzo a te il bicchiere, in un brindisi infinito, fatto di lacrime e ricordi.

Sputo per terra guardando un cielo plumbeo. Verde si stende la piana, invogliandomi a correre, a volare.
L'Irlanda è dove il Creatore ha baciato la terra.
L'Irlanda è dove la natura ti abbraccia, con la puzza d'alcol e salsedine, con i bambini sporchi dei bassifondi di Dublino, con una pinta di birra scura in mano.

L'Irlanda è dove ho scritto le mie prime VERE poesie.
Pochi di voi, forse nessuno le ha mai lette.
Perché, in fondo in fondo, sono rimaste a casa.

1 commento:

  1. Non fosti l'unico a godere di quell' incantevole smeraldo. Non fosti l'unico a godere della penna, in quel tragitto. Non fosti l'unico ad inebriarti di luppoli, di malti e d'odori neri. E di quella incredibile popolazione. Manca anche a me, tanto. E non è l'unica cosa a mancarmi, di quel viaggio.

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