I suoi soldati stavano distruggendo la Foresta delle Manguste, stando attenti però a non rompere né i pettini che stavano sugli alberi, né le piccole formiche che vivevano dentro di essi.
I primi venivano posti in grandi carri, che sarebbero poi stati mandati al Palazzo Imperiale, insieme alle seconde, messe in sacchetti pieni di aromi e erbette saporite.
L'Imperatore era infatti il Formichiere, Re dei Cieli, della Terra ma soprattutto dell'Ikea, conquistata dopo lunghe battaglie contro il Regno dei Castori gialli, e i pettini servivano per la sua folta coda, mentre le formiche erano ovviamente il suo pasto.
Il Generale Koala stava sgranocchiando un occhio di Liocorno, stando bene attento a non mordere per sbaglio l'iride, assai velenosa.
Il lavoro procedeva bene, anche se nell'aria si respirava uno strano aroma dolciastro, che stonava con le note salate e fresche umide della Foresta delle Manguste, nota per l'insalata e il muschio bollito.
Il Koala mosse quel tartufo che aveva al posto del naso, cercando di separare l'aroma di brodo della vegetazione da quella nuova fonte olfattiva.
Venne distratto dal Gigante che cavalcava, mossosi bruscamente per non pestare un barattolo di sugo.
Tornò alla pista olfattiva, escludendo la pasta e le foglie di basilico dalla sua mente.
"Questo odore l'ho già annusato, forse quando avevo messo il naso in quel nasoso cesto di nasi di nasiche che nasamente erano state poste nel naso di un Gigante... no, impossibile, quelli odoravano di fragole. Aspetta... è cannella!"
Iniziò a tremare vistosamente, il pelo che ricordava lo schermo di una televisione appena accesa.
-Che succed General?-
I Giganti parlano molto male, lo so, quasi come quella capra che l'altro giorno al mercato mia mamma rubò.
-Sentite questo odore, Luogotenente?- chiese il Koala al sottoposto, proprio nel senso di posto sotto.
-Ora non pù- rispose il Gigante, staccandosi il naso e buttandolo in una tana di Elfi del Ragù.
Il Koala ponderò un attimo.
Poi, con un ampio gesto della mano...
-Non ci pensare!- sbraitò il suo naso.
Il Koala rimise nel sacco la sua malsana idea.
Pigramente si grattò la testa.
Il suo cervello gli bussò cortesemente.
-Avanti- rispose il Koala, gentilmente.
-Avrei da ricordarti che hai annusato della cannella poco fa- gli disse con garbo il cervello.
-Oh grazie me l'ero dimenticato- rispose sorridendo il Koala.
Il sorriso sparì subito, sostituito da un cieco terrore che fece sbattere il Gigante contro un albero, attirando le ire dei pettini e delle formiche.
Cannella.
La cannella era un segno inequivocabile di... Peluche!
Dalla Foresta, tutto intorno ai Giganti, sbucarono orsacchiotti di pezza della miglior fattura, assaltando la truppa del Koala.
I Peluche erano i nemici giurati del Formichiere: essi si credevano più pelososi della sua coda, mandandolo in bestia.
Da anni si combatteva una guerra senza frontiere tra le due nazioni, senza che un vincitore riuscisse ad avere la meglio: i Peluche avevano investimenti tedeschi nella produzione, e le aziende che li producevano erano a prova di fallimento.
I Giganti ingaggiarono un violento combattimento con le palle di pelo, che, incuranti delle perdite, si lanciavano negli occhi dei nemici, costringendoli alla fuga verso il Lago delle Pulci (così chiamato perché comprato usato).
I Giganti ancora dotati di vista squarciavano con le possenti mani gli orsacchiotti, disperdendo ovunque peli sintetici ed imbottitura.
Il Caporsacchiotto prese lo slancio, caricando con una grossa accetta magica la cavalcatura del Koala.
Incurante del rischio, il Generale scese dalla schiena, e estrasse dalla fondina la sua pistola ad acqua.
-Imbecilli! Ripiegate verso il Lago delle Pulci, così da caricare le vostre armi ad acqua!- sbraitò, mentre il Caporsacchiotto veniva sopraffatto dalla massa d'acqua, che gli rendeva impossibile ogni movimento.
I Giganti sbucarono nella radura che ospitava il Lago, iniziando a lanciare Peluche nell'acqua, lasciandoli ad una morte terribile ed inevitabile per annegamento.
I caduti erano talmente numerosi che per terra si era formato uno spesso strato di cotone; moribondi, con batuffoli che fuoriuscivano dalle ferite, si gettavano nel Lago per accelerare 'agonia.
La morte del Caporsacchiotto gettò nella disperazione i pochi Peluche sopravvissuti, che, camminando nell'imbottitura dei loro stessi compagni, fuggivano piangendo, inseguiti dai Giganti, impietosi, che sparavano potenti getti d'acqua.
Il Koala, stremato, diede un calcio a un moribondo, che perdeva batuffoli in gran quantità da una scucitura profonda.
-Dimmi dov'è la vostra fabbrica più vicina- chiese il Koala -oppure rallenterò la tua agonia.
-Hasta la peluria siempre!- rispose a denti stretti il Peluche.
Il Koala ripeté due volte ancora la richiesta.
Poi, fattosi passare ago e filo, chiuse in parte la ferita, condannandolo ad una notte di agonia.
-Ripartiamo! Domani dovremmo consegnare almeno un migliaio di pettini!-
I Giganti ripresero la loro marcia, mentre la Foresta delle Manguste ascoltava il lamento doloroso dell'orsacchiotto morente.
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