domenica 11 dicembre 2011

La Domenica Mattina

Incipriandomi il cuscino, ho notato una Gazzella alla porte che da sul retro del mio secondo piano, proprio a destra della mia vasca da bagno per camaleonti (con i loro occhi a cono e la lungua linga lingua lunga che si attacca per il bianco sciabordio della ceramica, immagine poetica ma se uno ci pensa bene anche caramellosa).
Aprendo la porta me la sono vista entrare in fretta e furia nel salotto, non sapendo cosa fare: la domenica mattina amo appoltronarmi davanti al computer, pensando al più, al meno e al gelato (sì, anche d'inverno), e una Gazzella che bussa dal secondo piano di un condominio in pieno centro non è certo una cosa da tutti i giorni.
L'ho fatta sedere sul divano e ho cercato di farle tante domande, a cui però non rispondeva.
Allora le ho chiesto se per caso una di questa domande l'avesse offesa (tutti sappiamo che le Gazzelle sono molto permalose, e se la tirano anche parecchio per la loro leggiadria di muscoli e corna e polvere), ma anche a quella domanda non ha risposto.
Stavo cominciando ad irritarmi, e allo stesso tempo evitavo di insultarla pensando al fatto che prima o poi un leone (o, dato che il Formichiere è già passato, anche una leonessa) se la sarebbe pappata.
Ho pensato di farle fare un giro della casa: sgranchirmi le gambe mi avrebbe fatto bene.
-Questa è la cucina, questo è lo sgabuzzino, questo è l'altro bagno (non quello da cui sei entrata), questa la camera dei miei e questa la mia- le faccio, cercando di dimostrarmi orgoglioso delle stuff  che sbucando dai barattoli degli yogurt si seminano per la casa, e che accumulo disponendoli in piramidi da supermercato o in colonne divise per traffico. 
Vedendo la mia scrivania, si incuriosisce e si avvicina al computer.
E' uno strano spettacolo quello di una Gazzella che usa un Touchpad con gli zoccoli, ma riusciva perfettamente nel suo compito.
Avevo lasciato aperta la pagina di Absurd is the Way!, casualmente,e ho visto la Gazzella molto interessata a quello che scrivevo.
Ha letto tutto, dal primo articolo all'ultimo, e finalmente si era decisa a parlare!
Non mi ha dato la spiegazione della sua visita, ma ha iniziato a chiedermi di tutto sulla Letteratura dell'Assurdo.
Io ho cercato di spiegarle che non l'ho inventata io, che forse altra gente ha avuto la mia idea, e forse è più bella, ma non ha sentito ragioni.
-Tu sei uno che scrive quello che vuole, senza bozze, correzioni e aggiunte di conservanti e dolcificanti. Tu scrivi le cose come per te stanno, come tu le vedi, come le percepisci e come pensi che vadano fatte. Ed è una buona cosa.-
Io ero sempre più in difficoltà: per me la Letteratura dell'Assurdo non è che un esercizio poetico, puro piacere intellettuale; che non penso e a volte magari vengono anche fuori delle cagate (passatemi il termine).
La Gazzella mi guarda con occhi caprini, sbattendo incredula le palpebre.
-Non capisci la portata dell'Assurdo? Esso è tutto ciò che ti serve per scrivere: la Convenzione è puro esercizio. Nella vita per imparare qualcosa si parte da quella più facile e poi si va verso quella più difficile; allo stesso modo la Convenzione è la base, mentre l'Assurdo è tutto ciò che sta a un centimetro dalla base fino alla vetta.- mi fa lei.
-Continua a salire: raggiungerai la vetta.-
Poi, come era comparsa, ha aperto la finestra della mia camera ed è salita sulla montagna enorme che si era materializzata tra il mio palazzo e quello di fronte.
L'ho guardata saltellare come uno Stambecco sui pinnacoli di marmellata e di crema pasticciera, tuffandosi nel cioccolato ed elevandosi verso i cocktail di gamberi, ultimo gradino che riuscivo a vedere della Montagna dell'Assurdo.
Poi la montagna si è trasformata in una pallina di luce, che, sospesa nella fresca aria del mattino, si è avvicinata a me.
Profumava di sabato pomeriggio, e di nebbia, e di insormontabili bellezze culinarie, e di Formichieri, e di verde e di pino.
Poi la sfera tonda e cremosa mi ha baciato, lasciandomi un tremito dolce e caldo per tutto il corpo, e se n'è andata, verso il cielo di sogni e di alberi gialli di cui mi sono, ora, perdutamente innamorato.

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